astromaster


Correva l'anno 1993 e da quasi due anni possedevo lo Sbig ST4.

Lo avevo acquistato tramite un collega che si recava negli USA per lavoro e quindi mi era costato molto meno di quanto costasse allora in Italia.

Come Inseguitore era una vera cannonata (lo uso ancora oggi dopo 14 anni !!!), ma ottenere delle riprese degne di nota era una vera impresa. Sono rimaste memorabili le riprese del cratere Plato (ottenuta dal giardino di casa di Giancarlo, con l'incitamento di Sandro) e della galassia Sombrero (fatta da Ceretta - poche decine di Km fuori Torino - con l'impagabile assistenza di Piergiuseppe come Human Remote Focuser). Purtroppo non possiedo più quelle immagini pionieristiche causa un furto della borsa in cui tenevo i CD con le immagini.

Non divaghiamo: verso il finire del '93, durante una delle scorribande del GAWH presso il Rifugio Balma, l'ST4 smise di funzionare. PANICO. Il CCD era stato importato privatamente e quindi niente garanzia o assistenza, ammesso che ci fosse a quei tempi qualcuno in grado di metterci mano.

Mi ero già fatto una certa fama di elettronico fantasioso presso il GAWH per aver progettato un paio di controller per motori asincroni e passo-passo, ma riparare un CCD non mi passava neanche per la testa.

Sul posto di lavoro mi era facile trovare i data sheet di praticamente qualunque componente elettronico, per cui mi feci una copia del data sheet del TC211 (il CCD dell'ST4) e me lo portai a casa; con mia grande sorpresa il CCD aveva un funzionamento quasi banale e ciò mi incoraggiò a tentare di aprire la testa dell'ST4 per vedere cosa c'era dentro.

Con grande sorpresa c'era quasi nulla: i collegamenti del CCD, un amplificatore operazionale la cella di Peltier e una manciata di componenti passivi; con grande gioia notai anche un collegamento staccato che, una volta ristabilito, mi consentì di verificare che l'ST4 era integro e funzionante; e da allora non ha più sbagliato un colpo.

Ma la cosa aveva lasciato uno strascico: mi ero messo in testa che la progettazione e la realizzazione di un CCD per uso astronomico fosse alla portata di un pool di volenterosi pensatori, e così nacque il sodalizio fra me, Paolo, Andrea, Maurizio e Alberto, tutti del GAWH.

 Il CCD cominciò a funzionare decentemente circa due anni dopo e per un paio d'anni fu utilizzato regolarmente da Paolo a Pino Torinese sul rifrattore Morais dell'osservatorio astronomico. La storia e i dettagli sono abilmente raccontati da Paolo che allora pubblicava regolarmente articoli sulla rivista l'Astronomia (allora la migliore in Italia); l'articolo lo potete scaricare da quì.

Originariamente l'articolo di Paolo doveva essere più tecnico e seguire come seconda parte di una conferenza interna al GAWH per illustrare ai soci il funzionamento dei CCD e la progettazione e realizzazione di un CCD per uso astronomico. La prima parte è riportata nel (semi)periodico Nuovi Appunti del GAWH e si può scaricare da quì.

L'unica pecca dell'articolo comparso su l'Astronomia è che non compare una foto della scheda PC-ISA che in realtà costituì il maggiore sforzo in assoluto di tutto il progetto; anche l'enorme mole di SW sviluppato non era che una conseguenza della complessità della scheda. Rimedio io a questa omissione storica riportando le fotografie delle scheda.

Ai profani la scheda sembrerà un orribile guazzabuglio di fili colorati. La tecnica utilizzata per la sua realizzazione è quella del wire-wrap, talmente affidabile da essere utilizzata in molte missioni Apollo, quando non si riusciva a saldare alcuni componenti critici in modo che non si staccassero letteralmente dalle schede a causa delle fortissime vibrazioni che il Saturn V imponeva durante la fase di decollo. Inoltre il wire-wrap è di una flessibilità irraggiungibile da qualunque sistema di sviluppo e test diretto sull'HW. Oggi forse non si usa più perchè i simulatori SW si sono perfezionati a un tale livello da rendere inutile la fase di prototipazione.

E comunque mi sono divertito un mondo.    


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