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La verifica della corretta collimazione delle ottiche è una operazione che ogni astrofilo dovrebbe effettuare periodicamente, tantopiù se non si possiede una postazione fissa e si trasportano spesso le ottiche allo scopo di raggiungere gli agognati cieli bui.

In generale i rifrattori sono meno soggetti a perdere la collimazione, mentre i riflettori lo sono molto di più. In effetti sono molto diffusi i rifrattori che non possiedono alcun meccanismo di collimazione, mentre la quasi totalità dei riflettori (anche i più economici) possiede tali meccanismi. Si tratta in genere di viti o ghiere che con un po' di esperienza e perizia riportano lo strumento in condizioni geometriche ideali.

Il controllo dello stato di collimazione è in genere effettuato visualmente: con la complicità di un buon seeing si possono esaminare le figure in intra ed extrafocale di una stella (posta nel centro di un oculare ad ingrandimenti medio-alti) e verificare che le figure sfuocate delle stelle siano quanto più possibile concentriche.

La valutazione è naturalmente soggettiva e molto dipende dalla esperienza dell'astrofilo, ma si può ovviare esaminando le figure in intra ed extrafocale fotografate al fuoco diretto.

 

L'esame visivo di queste figure è sempre soggettivo. Per capire quanto è buona la collimazione bisogna misurare i raggi di uno dei cerchi in varie direzioni.

In questo caso la misura dei raggi mi fa pensare ad una collimazione ottima.

Le sfumature più o meno intense degli anelli dovrebbero essere attribuibili alla forma non perfetta degli specchi, o a un leggero disassamento del paraluce interno. Il tubo in esame era un 8" Meade LX200R.


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